Mi chiamo Lucrezia Ravera, sono una dottoranda in fisica teorica presso il Politecnico di Torino e il mio campo di ricerca è la Supergravità. La lettura che ho scelto è il romanzo "Un cuore così bianco", di Javier Marías.

lunedì 7 marzo 2016

La macchina nella società e nella cultura contemporanea

La trasformazione è il prodotto finito. Non si tratta di filosofia o di qualche nuova trovata pubblicitaria: questo ossimoro è lo scopo elementare alla base del funzionamento di ogni macchina. Se in natura l’energia e la materia costituiscono gli ingranaggi fondamentali che concorrono a produrre un cambiamento nel sistema, per l’uomo è l’individuazione di un problema la forza che lo spingerà ad elaborare una soluzione. Il prodotto di questa “macchina” è l’idea. La conversione dall’astratto al reale avviene per mezzo della fase di attuazione: la costruzione.



La macchina in quanto dispositivo che consumando una risorsa altera lo stato di un sistema ricopre ormai il ruolo di protagonista nella società in cui viviamo. Potremmo addirittura considerare la società stessa come una grande macchina che consuma risorse umane e materiali al fine di evolvere e progredire, spinta dall’istinto di sopravvivenza e dall’adattamento.

Le macchine si possono generalmente presentare ai nostri occhi come soggetti dello sviluppo tecnologico e culturale o come oggetti di primaria importanza per quanto riguarda l’ambito economico: esse sono parte integrante della nostra quotidianità e con esse è possibile migliorare il lavoro e la produzione a livello organizzativo.
 
Come per la maggior parte delle cose classificabili, anche per le macchine possiamo stabilire una gerarchia in base al livello di competenza e di creatività di chi le ha costruite e all’ingegnosità necessaria per produrle e modificarle, talvolta tramite l’ausilio di altre macchine. Al primo posto della classifica al giorno d’oggi potremmo collocare l’intelligenza artificiale, che permette ad un computer di svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana. 


domenica 28 febbraio 2016

Papercall

Elettrodomestici per una cucina a zero-g
Zero-g Kitchen Appliances

Keywords: Elettrodomestici, Gravità, Pubblicità | Appliances, Gravity, Spot
Abstract: 

In questo articolo illustrerò alcuni elettrodomestici da cucina per un ambiente a gravità zero, utilizzando i toni di uno spot pubblicitario degli anni '40-'50.

In this work I will talk about appliances for a kitchen in a zero gravity environment, with the tones of an advertising spot of the 40s and 50s.

venerdì 26 febbraio 2016

La Macchina della Comunicazione

La macchina protagonista del romanzo "Un cuore così bianco" (di J. Marias) è, a mio parere, "la macchina della comunicazione".
Comunicazione nel senso di condivisione, il "mettere qualcosa con gli altri". La macchina della comunicazione ha la funzione e lo scopo di trasmettere a qualcuno informazioni e messaggi. Lo schema di tale macchina si potrebbe riassumere nel modo sequente (in accordo con la teoria della comunicazione di Shannon e Weaver):

FONTE → CODIFICA → CANALE → DECODIFICA → DESTINAZIONE

La fonte codifica un messaggio, il quale diventa un segnale che viaggia in un canale e viene ricevuto e decodificato, in modo che al destinatatio giunga il "messaggio ricevuto" in forma comprensibile.


I modi di comunicare sono numerosi, come lo sono le informazioni che si possono trasmettere. Tuttavia è possibile individuare il meccanismo della comunicazione e le caratteristiche che sono comuni a ogni atto comunicativo. In "Un cuore così bianco" Marias fa spesso riferimento a diversi tipi di comunicazione e ne fornisce una profonda analisi, accompagnando così il ritmo del romanzo e "raccontando vari modi di raccontare". Si sofferma inoltre sulle funzioni e sulle consguenze del linguaggio e della comunicazione.

Ecco alcune citazioni tratte da "Un cuore così bianco" in cui traspare appunto la macchina della comunicazione come protagonista dell'opera (NOTA PER IL LETTORE: so che vedere tutte queste righe scritte sulla pagina di un blog potrebbe non invogliare alla lettura, ma consiglio vivamente di leggere le seguenti citazioni per intero, dal momento che non sono solo riferimenti alla macchina della comunicazione e della "Verità", ma anche alla vita, alla morte e a quelle esperienze della quotidianità che spesso vengono date per scontate, ma che sono tutt'altro che banali.):
  • "E ci si fa merito nel raccontare. All'Improvviso non ci basta più soltanto dire, accese parole che si consumano in fretta o diventano ripetitive. Non basta neppure a chi le ascolta. Chi parla è insaziabile e insaziabile chi ascolta, chi parla vuole destare infinitamente l'attenzione dell'altro, vuole penetrare con la lingua fino in fondo ("La lingua come goccia di pioggia, la lingua nell'orecchio", pensai), e chi ascolta vuole essere infinitamente distratto, vuole sentire e sapere sempre di più, anche se si tratta di cose inventate o false."
  • "Raccontare deforma, raccontare i fatti deforma i fatti e li altera, quasi li nega, tutto ciò che si racconta diventa irreale e approssimativo benché veritiero, la verità non dipende dal fatto che le cose siano o succedano, ma dal fatto che rimangano nascoste e non si conoscano e non si raccontino, appena si raccontano o si manifestano o si mostrano, anche in ciò che appare più reale, in televisione o sul giornale, in ciò che si chiama la realtà o la vita o addirittura la vita reale, passano a formare parte dell'analogìa e del simbolo, e dunque non sono più fatti, ma si trasformano in riconoscimento. La verità non riluce, come si dice, perché l'unica verità è quella che non si conosce e non si trasmette, quella che non si traduce con parole né con immagini, quella celata e non controllata, forse per questo si racconta tanto o si racconta tutto, perché niente sia mai accaduto, una volta raccontato."
  • "Quando non siamo insieme in qualche modo ne avvertiamo la mancanza (una vaga mancanza), una di quelle persone (nella vita di ognuno ce ne sono quattro o cinque, e sono le uniche di cui si soffre davvero la mancanza) che si è soliti informare su ciò che succede, ossia, a cui si pensa quando ci succede qualcosa, divertente o drammatico, e per le quali si conservano fatti e aneddoti. Le disgrazie sì accettano volentieri perché si potranno raccontare a queste cinque persone. «Questo lo devo raccontare a Berta», si pensa (io lo penso spesso)."
  • "Non che partecipasse alle conversazioni dei grandi, poiché non era pedante - ascoltava soltanto -, era piuttosto una tensione cupa a dominarlo, anomala per un ragazzo, che lo faceva stare sempre all'erta, a guardare dalla finestra, come chi guarda il mondo che gli passa veloce davanti agli occhi e a cui non è ancora permesso partecipare, come il prigioniero che sa che nessuno aspetta o rinuncia a nulla benché lui sia assente e che con il mondo che fugge se ne va pure il suo tempo; e questo lo sanno anche quelli che muoiono."
  • "Ogni passo compiuto e ogni parola pronunciata da qualsiasi persona in qualsiasi circostanza (nell'indecisione o nella convinzione, nella sincerità o nell'inganno) hanno ripercussioni inimmaginabili che colpiscono chi non ci conosce né lo pretende, chi non è nato o ignora che potrà temerci, e si trasformano letteralmente in tema di vita o di morte, tante vite e tante morti hanno un'origine enigmatica che nessuno avverte e nessuno ricorda, nella birra che abbiamo deciso di bere incerti di avere abbastanza tempo, nel buonumore che ci ha resi simpatici a chi ci hanno appena presentato, senza sapere che poco prima aveva urlato o fatto soffrire qualcuno, nella torta che volevamo fermarci a comprare mentre andavamo a pranzo dai nostri genitori e che alla fine non abbiamo comprato, nell'ansia di ascoltare una voce benché non c'importi quello che dice, e nell'audace telefonata che abbiamo fatto, nel nostro desiderio di restare a casa che non abbiamo esaudito. Uscire, e parlare, e fare, muoversi, guardare e sentire ed essere percepiti ci pone in un rischio costante, ma neppure rinchiudersi e tacere e stare tranquilli ci salva dalle conseguenze, dalle situazioni logiche e irrimediabili, da ciò che oggi è imminente e che quasi un anno fa era assolutamente inaspettato, o quattro, o dieci o cento anni fa, o anche solo ieri." 
  • "Ascoltare è davvero pericoloso, significa sapere, significa essere informato ed essere al corrente, le orecchie sono prive di palpebre che possano chiudersi istintivamente di fronte a ciò che viene pronunciato, non si possono proteggere da ciò che si presume stia per essere ascoltato, è sempre troppo tardi. Non è solo il fatto che Lady Macbeth istighi Macbeth, ma soprattutto che sia al corrente dell'assassinio un attimo dopo che è stato commesso, ha udito dalle stesse labbra del marito «I have done the deed», al suo ritorno, «Ho fatto il fatto» o «Ho commesso l'atto», benché la parola «deed» oggigiorno s'intenda piuttosto come «impresa». Lei sente la confessione di quest'atto o fatto o impresa, e ciò che la rende davvero complice non è averlo istigato, e neppure aver prima progettato e aver poi collaborato al crimine, aver visto il cadavere ancora caldo e il luogo del delitto per poi accusare la servitù, ma essere a conoscenza dell'atto e del suo compimento. Per questo vuole dargli meno importanza, non tanto per tranquillizzare Macbeth sconvolto con le mani macchiate di sangue, quanto per minimizzare e scacciare la sua stessa consapevolezza, proprio la sua; «I dormienti, e i morti, non sono che figure dipinte»; «Rilassa la tua nobile forza, non pensare alle cose con il cervello così cagionevole»; «Non si deve pensare in questo modo a questi fatti: così diventeremo pazzi»; «non perderti nei tuoi pensieri con tale afflizione.»"

mercoledì 17 febbraio 2016

La macchina nel libro

Alcuni riferimemti alla macchina nelle citazioni tratte da "Un cuore così bianco", di Javier Marias:
  • Macchina fotografica: "La cosa più evidente del suo viso erano gli occhi incredibilmente svegli, abbaglianti, a volte, per la devozione e la fissità con cui sapevano guardare, come se ciò che vedevano in ogni momento fosse di estrema importanza, degno non solo di essere visto ma di essere studiato con attenzione, di essere osservato in modo esclusivo, di essere appreso per conservare nella memoria ogni immagine catturata, come una macchina fotografica che non si fidasse del suo mero processo meccanico per registrare le percezioni e dovesse sforzarsi al massimo, mettendocela tutta."
  • Macchina da scrivere: "L'unica cosa che so è che questa giovane donna che non sembra più giovane da troppo tempo si veste nello stesso modo, con golfini e camicette dal collo rotondo, con gonne a pieghe e calze bianche, che da troppo tempo sale su una scala per prendere il nastro della macchina da scrivere con le unghie rotte e macchiate d'inchiostro, la sua figura snella leggermente appesantita, i seni, che ho visto crescere, sempre più rilassati, lo sguardo annoiato e le occhiaie crescenti, le palpebre gonfie dalle poche ore di sonno a coprire quegli occhi che furono bellissimi; o forse sono gonfie solo per ciò che hanno avuto davanti fin da quando era piccola." 
  • Organetto: "Non li ho obbligati, questo è ovvio, c'è stata una transazione o un patto e a me è bastato spendere dei soldi per lavorare in pace (ne avrei guadagnati di più lavorando) e per loro non era vitale stare sul mio angolo, di certo avrebbero preferito andare più in su con i miei soldi che stare sul mio senza soldi, per questo hanno accettato e si sono spostati. Si può anche pensare che sono stati soldi facili, ci avrebbero messo ore a raggranellare quella quantità con le monetine dei pochi e tirchi passanti. Non è grave, è un incidente minimo, insignificante, che non pregiudica nessuno, anzi, ne hanno guadagnato entrambe le parti. Tuttavia mi sembra grave aver potuto decidere - perché possedevo del denaro e spenderlo non rappresentava un problema - dove l'uomo abbronzato avrebbe dovuto suonare l'organetto e dove la donna con la treccia avrebbe dovuto esibire il piattino. Ho comprato i loro passi, ho comprato la loro collocazione di ieri mattina, ho comprato pure, per un istante, la loro volontà." 

Tassonomia degli Universi paralleli

Partiamo del presupposto che l'intero Universo possa essere considerato come una macchina per viaggiare nel tempo. Infatti possiamo ricostruire la sua storia guardando sempre più in profondità, dal momento che più lontano guardiamo nello spazio, più lo facciamo nel tempo. A questo punto possiamo studiare la tassonomia degli Universi paralleli (ognuno di essi macchina, poichè "macchina del tempo") per livelli ed elencare così le varie teorie e ipotesi che descrivono il modello noto appunto con il nome di "Multiverso".
@Multiverso


Quella del Multiverso è un'ipotesi che postula l'esistenza di più Universi coesistenti (paralleli), come se ognuno di essi fosse un'immensa piastrella di un immenso pavimento.


Passiamo dunque la tassonomia degli Universi paralleli:

1. Universi a multi-dominio
   1.0 Multiverso aperto

2. Universi con costanti fisiche diverse
   2.0 Teoria dell'Universo a bolle


   2.1 Teoria sull'Universo oscillante (ciclico)

3. Multiversi
   3.0 Interpretazione multimondo

4. Insieme definitivo
   4.0 Insieme definitivo di Tegmark

5. Teoria MT (M-theory)

            







venerdì 12 febbraio 2016

Sulla cresta dell'onda... gravitazionale!

LIGO (Laser Interferometer Gravitational-wave Observatory) è la macchina che ha ricercato e infine trovato le onde gravitazionali generate da un sistema binario di black holes.


Curiosità: Ma... l'onda gravitazionale come fa? Pa pa pappa pa! Beh, ora sappiamo che fa così: